Hai un documento italiano da usare all’estero?
Non basta tradurlo. Serve che sia riconosciuto legalmente nel paese di destinazione attraverso due procedure specifiche: apostillazione e legalizzazione.
Scegliere la procedura sbagliata farà perdere tempo e vedere respinta la propria documentazione. La differenza sta nel paese dove devi presentarla e nelle convenzioni internazionali che ha firmato.
Cosa significa legalizzare un documento
La legalizzazione è la procedura tradizionale attraverso cui un documento ottiene validità internazionale.
Questo percorso implica un doppio passaggio:
- dapprima il documento viene verificato da un’autorità italiana competente
- successivamente dal consolato o dall’ambasciata del Paese di destinazione.
In pratica, la legalizzazione certifica che la firma apposta e la qualifica del funzionario che ha sottoscritto il documento siano autentiche.
Si tratta di un iter più lungo e articolato, che rimane indispensabile quando il documento deve essere utilizzato in uno Stato che non ha aderito alla Convenzione dell’Aja del 1961.
In questi Paesi, infatti, l’apostille non viene riconosciuta e diventa quindi obbligatorio ricorrere alla legalizzazione tradizionale.
Apostillare un documento: cos’è e perché semplifica il processo
Il termine apostillare un documento deriva dal francese apostille e indica l’apposizione di un timbro ufficiale che certifica la firma e la funzione del pubblico ufficiale che ha rilasciato o autenticato l’atto.
L’apostille è stata introdotta con la Convenzione dell’Aja del 5 ottobre 1961, che ha rivoluzionato il sistema della legalizzazione internazionale. Grazie a questa riforma, nei Paesi aderenti non è più necessario passare per le rappresentanze consolari, ma è sufficiente una sola convalida rilasciata in Italia dalle autorità competenti.
L’apostillazione ha reso il processo molto più rapido ed efficiente, sostituendo la doppia legalizzazione con un’unica certificazione valida in tutti gli Stati firmatari della Convenzione.
Oggi più di 120 Paesi nel mondo riconoscono l’apostille, e questo consente di ottenere la spendibilità internazionale dei documenti in tempi molto ridotti rispetto al passato.
Apostillare una traduzione: perché serve, dove si fa e come ti assistiamo
Chi cerca informazioni su come apostillare una traduzione lo fa perché deve utilizzare un documento in un altro Paese e ha bisogno che sia riconosciuto ufficialmente.
Un documento tradotto, senza asseverazione e apostille, non ha alcun valore legale all’estero.
L’apostille diventa quindi il passaggio decisivo per dare efficacia internazionale a un documento tradotto. Attesta la firma del pubblico ufficiale che ha asseverato la traduzione (come un cancelliere del tribunale o un notaio), consentendo così che l’atto venga riconosciuto in tutti i Paesi aderenti alla Convenzione dell’Aja.
I casi più comuni in cui si richiede l’apostillazione di una traduzione sono:
- certificati di nascita
- matrimonio o divorzio
- diplomi e titoli di studio per proseguire il percorso universitario all’estero
- contratti e atti societari in operazioni commerciali internazionali
- procure e atti notarili
- documenti giudiziari
- documentazione richiesta per immigrazione e cittadinanza.
In queste situazioni, la differenza tra un documento tradotto e uno apostillato è enorme. Solo quello apostillato può essere utilizzato senza problemi davanti a istituzioni, scuole, tribunali e autorità straniere.
In Italia l’apostille si richiede presso le autorità competenti: la Procura della Repubblica per atti notarili, sentenze e documenti giudiziari; la Prefettura per certificati anagrafici e amministrativi, comprese le traduzioni asseverate.
Legalizzazione e apostillazione: quali sono le differenze
Legalizzazione e apostillazione hanno in comune l’obiettivo di dare a un documento valore legale all’estero, ma si distinguono nei passaggi richiesti e soprattutto nei Paesi in cui vengono accettate.
La legalizzazione è la procedura più tradizionale e complessa, perché richiede il coinvolgimento delle rappresentanze consolari, mentre l’apostillazione è una via semplificata che può essere utilizzata solo nei Paesi che hanno aderito alla Convenzione dell’Aja del 1961.
In questo caso non serve il passaggio presso il consolato, perchè basta un unico passaggio presso la Prefettura o la Procura della Repubblica, che rilasciano l’apostille.
La procedura è molto più rapida, economicamente più contenuta e il documento così apostillato viene riconosciuto in tutti gli Stati firmatari della Convenzione.
Aspetto | Legalizzazione | Apostillazione |
Paesi di applicazione | Stati che non hanno aderito alla Convenzione dell’Aja | Stati che hanno aderito alla Convenzione dell’Aja |
Iter burocratico | Doppia procedura: autorità italiana (Prefettura/Procura) + consolato o ambasciata estera | Unica procedura: apposizione dell’apostille da parte della Prefettura o della Procura della Repubblica |
Tempi | Più lunghi, dipendono anche dalle tempistiche consolari | Generalmente rapidi, un solo passaggio |
Validità | Limitata al Paese per cui è stata richiesta la legalizzazione | Riconosciuta da tutti i Paesi aderenti alla Convenzione |
Costo | Maggiore, per via della doppia procedura | Più contenuto, grazie al procedimento semplificato |
Paesi che hanno aderito alla Convenzione dell’Aja
Come visto, per capire se sia necessario apostillare un documento oppure procedere con la legalizzazione tradizionale, è indispensabile verificare se il Paese di destinazione ha aderito alla Convenzione dell’Aja del 5 ottobre 1961. Solo gli Stati firmatari accettano infatti l’apostille come strumento sostitutivo della legalizzazione consolare.
L’elenco ufficiale dei Paesi aderenti è disponibile qui, ma occorre considerare che può subire variazioni nel tempo, poiché nuovi Stati possono entrare o altri possono sospendere l’adesione.
Alcuni esempi recenti lo dimostrano chiaramente: il Brasile, che fino a pochi anni fa richiedeva la legalizzazione ordinaria presso i consolati, oggi fa parte della Convenzione e accetta quindi l’apostille; lo stesso vale per Tunisia e Bolivia, entrate a far parte dell’accordo internazionale nel 2018.
Tale evoluzione spiega perché sia sempre utile controllare la situazione aggiornata prima di avviare la procedura.
Un’ultima precisazione riguarda le terminologie: spesso si parla di traduzione legalizzata, ma questo termine viene usato in modo improprio.
In molti casi si fa riferimento alla traduzione giurata o asseverata, che è una cosa diversa, oppure alla traduzione certificata, che segue regole specifiche.
Distinguere correttamente queste tipologie aiuta a capire quale percorso seguire per ottenere un documento effettivamente valido all’estero.
Un supporto professionale per traduzioni da apostillare
Muoversi nel sistema delle procedure internazionali può sembrare un labirinto, soprattutto quando un errore può costare tempo prezioso e opportunità.
Ogni documento ha la sua storia e le sue esigenze specifiche. Un diploma richiede percorsi diversi da un contratto commerciale, e quello che vale per gli Stati Uniti potrebbe non funzionare in Cina. Per questo un supporto professionale diventa indispensabile.
La vera competenza si misura nella capacità di prevenire i problemi prima che si presentino: verificare compatibilità tra documenti, anticipare eventuali richieste aggiuntive dell’ente di destinazione, gestire tempistiche strette senza compromettere la qualità.
Affidati a chi conosce ogni passaggio, se hai bisogno di assistenza per tradurre, asseverare e apostillare un documento, puoi rivolgerti ai nostri servizi di traduzioni legali.